mercoledì 22 ottobre 2008

RITORNO DA UNA CITTÀ-VILLAGGIO

Torno da un weekend a Njombe rinata, rappacificata, distesa e caricata di nuova energia. Non è la Tanzania che non mi piace, è solo Dar Es Salaam. Posso restringere il campo della mia frustrazione e così facendo ammorbidirla. 
Njombe è una città di 40.000 abitanti a Sud della Tanzania, su un altopiano di 2000 metri. A Njombe fa un freddo incredibile e la nebbia la mattina è praticamente padana! È una città che ti aspetti in Africa. Una specie di villaggio espanso, tutto fango e tetti di lamiera. Solo la strada principale che l'attraversa è asfaltata, tutto il resto è rosso sterrato. Puoi passeggiare tranquillo, nessuno che ti importuna. Nessuno che ti offra un taxi, un bajaji, o che ti chieda dei soldi. Certo se passi al mercato sentirai sempre "mzungu!" nelle orecchie, ma tutti i mercati del mondo sono uguali! (non che noi ci mettiamo a richiamare l'attenzione di un africano dicendogli dietro “ehi nero!”, però sono situazioni diverse, credo). C'è un'atmosfera rilassata. E per di più sono stata tutto il tempo con ragazze parlanti kiswahili. E insomma sono tornata a Dar contenta, pronta a rilanciarmi di nuovo nell'Africa. Pronta a imparare il kiswahili, a salutare tutti quanti (che se no si offendono), pronta a parlare il più possibile e a rivalutare Dar Es Salaam, la Tanzania e l'Africa intera! 
Ho anche avuto modo di parlare di Dar Es Salaam con un tanzaniano che fa il veterinario lì a Njombe. Nonostante il mestiere che fa non riesce a mantenere la sua famiglia, e così ha cominciato ad accumulare polli. Adesso ne ha 400! e tra le uova e tutto riesce ad arrivare alla fine del mese. Mi raccontava che i salari sono miseri ma in un villaggio sono tutti nelle stesse condizioni, tutti mediamente poveri, tutti senza mezzi di trasporto (per queste strade si va a piedi, al massimo in bicicletta), eventualmente tutti senza acqua corrente o elettricità. Ma ci teneva a dirmi che sono felici perché sono insieme, perché stanno bene e perché non hanno problemi. E sono solidali l'uno con l'altro. A Dar Es Salaam si respira un'aria del tutto diversa perché c'è una profonda disuguaglianza tra la gente. Ci sono persone estremamente ricche, con ville, macchine lussuose, vestiti costosi. E accanto a loro gli immigrati dalle campagne, i disoccupati, gli estremamente poveri. La loro frustrazione si respira. 
Eppure torno da Njombe pronta ad andare oltre la prima impressione. Ho ricominciato con i dala-dala e ad andare in giro a piedi, per quanto mi permettono queste distanze almeno. Ho persino scoperto che anche Dar Es Salaam ha degli angoli che meritano di essere visti, come Mosque Street dove le moschee sono veramente da fiaba. E se sorridi tutti ti salutano. 

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