mercoledì 8 ottobre 2008

In un Paese senza edicole

Mi manca tantissimo il superfluo. Film, libri, una stampa variegata. Perché sebbene ci sia abbastanza poesia in questa natura, da supplire a qualsiasi cosa potrebbero costruire i tanzaniani, non è abbastanza. I cieli sono uno spettacolo, e le spiagge hanno una bellezza che incanta, ma mi manca Toni Servillo, mi manca Hrabal. La parola, la sintassi. La costruzione formale. Mi manca la forma. Ovvio che qui si viva più sulla sostanza, ma non è per me. È almeno dal liceo che dico che lo stile è tutto. Forse è davvero solo una questione di memoria. (Ho preso il blog come un diario)
Forse stare qui in Africa mi aiuterà a chiarirmi le idee su quello che voglio. I libri sono la mia più grande passione. Non c'è niente che mi incanti più di una storia ben raccontata. Non mi interessano i poveri, i neri, la fame, l'acqua. Sono qui per scrivere, al massimo. Non ci faccio un cazzo con l'essenziale se non ho il superfluo.
E come si fa a campare senza un'edicola? Ho ricominciato la ricerca di una casa editrice da quaggiù. Compro Internazionale in .pdf. Sono snob bianca occidentale e ricca per gli standard. Inutile negarlo. Non mi piace prendere i dala-dala, sono sempre strapieni, ci metti un'ora per arrivare da qualunque parte solo perché nonostante la povertà troppi tanzaniani hanno la macchina. E così adesso vado in bajaji. Pazienza per il contatto umano. Magari un'altra volta. Non me la posso prendere che non sono come vorrei essere. Ma me ne sto facendo una ragione. 
Se anche non riuscissi a farmi dei contatti nell'Onu, nell'Unesco, nell'Unione Europea, e non riuscissi a scrivere due righe pagate (quelle gratis sono sempre assicurate!): pazienza. La casa editrice è un obiettivo che si rinnova. Mi tocca seguirlo come la stella cadente. Ho sempre detto meglio i libri delle persone, e cosa ci faccio in Africa? Che valga come percorso metafisico, almeno.

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